“Aut adscende, aut descende”

Quelle del titolo sono le parole con cui un tale vescovo Biagio in Armenia era solito guarire miracolosamente le persone con un osso o una lisca incastrati in gola. Era medico, ma anziché usare le medicine preferiva barare e chiedere aiuto a Gesù.

Dovevano essere in buoni rapporti, perché al momento è santo per la chiesa Cattolica, quella Armena e quella Ortodossa, patrono di “pastori, agricoltori, cardatori, fiatisti, materassai, laringoiatri e Bronte; invocato contro le malattie della gola e uragani” [cit. https://it.wikipedia.org/wiki/Biagio_di_Sebaste].

La festa è stata domenica 3 febbraio e per tutta la settimana precedente ho visto nelle pasticcerie delle torte di varie dimensioni, con glassa bianca e scritta “San Blas”.

Mi sono incuriosito e dopo una rapida indagine ho scoperto essere il nostro Biagio (che ora è spezzettato i suoi vari crani e le sue numerose braccia e mani sono disperse in decine di comuni del sud Italia, nonché in altre città all’estero). A quanto pare, anche qui è piuttosto in voga, anche se non mi risulta che abbiano reliquie (però per benedire le gole usano un candelabro a rami incrociati, vedere per capire: https://es.wikipedia.org/wiki/Blas_de_Sebaste#/media/File:Blasiuskerzenhalter.jpg).

Ma torniamo ai dolci. Qua si portano in chiesa a benedire, insieme a un pezzetto di corda, il 3 febbraio appunto. Poi la torta te la magni e lo spago te lo tieni legato intorno al collo per otto giorni e stai certo che non ti viene più il mal di gola per tutto l’anno (e se ti va bene neanche un uragano).

Sì, insomma, mi ispirava la ricetta e mi sembrava fattibile anche nel fornetto elettrico che ho a disposizione qui nella cucina comune. Di fatto una frolla con liquore all’anice. Il dolce è in effetti venuto buono (non è avanzato nulla al pranzo di lunedì) ma sulla decorazione si può lavorare…

Già il secondo mostra netti segni di miglioramento, però

Vorrei però mostrarvi anche che bella è la bottiglia di liquore all’anice che ho comprato, che dovrebbe durarmi per altre dieci torte…

“Anice della scimmia”

Qualcuno l’avrà già vista su Instagram, ma ci tengo a farvi notare la pergamena che impugna la scimmia: “è il migliore/lo ha detto la scienza/e io non mento”. Fantastico.

Mi hanno raccontato che la bottiglia coi suoi rilievi molto particolari viene spesso “suonata” nei bar, con una penna o una posata. Inoltre, mi hanno spiegato che prende il nome dalla notizia “virale” del momento: la teoria dell’evoluzione della specie di Darwin.

Pioggia: sì (ma solo stamattina, e ieri niente!)

Perché io valgo…

…o meglio, la mia vita vale 15.000€. Almeno così pare (rimpatrio della salma incluso!)

Mi sono arrivate le scartoffie dell’assicurazione per gli incidenti sul lavoro.

Speravo un po’ di più, ma d’altronde sarò morto, che mi frega?

Pioggia: Sì.

Pimp my valigia

Come chi ha letto il post del viaggio ben sa, gli unici bagagli che mi sono portato dietro sono uno zaino giallo e due valigie blu.

Valigie mooolto pesanti perché piene all’inverosimile, ovviamente.

Ora, ho prodotto una gif che vi aiuterà meglio a comprendere come non fossero propriamente oggetti comodi da trasportare:

A pochi metri dal traguardo la situazione era questa

Trattasi infatti di una coppia di valigie risalenti ai ruggenti anni ’90, quando ancora non avevano pensato che mettere quattro ruote ai bagagli ingombranti forse poteva essere una buona idea.

Risalgono al nostro viaggio in Brasile (era il lontano 1996) e furono prese di seconda mano su Passatel, storica trasmissione di annunci di Radio Popolare. Leggenda familiare vuole che ci siano state vendute da una coppia che aveva annullato il viaggio di nozze dopo averle comprate, purtroppo non è stato tramandato se almeno il matrimonio fosse andato a buon fine o meno.

Nonostante siano pregne di storia, sono davvero pesanti da trasportare (soprattutto quando pesano qualcosa come trenta chili l’una) perché te le devi sollevare col braccino e tenere sollevate per tutta la durata del tragitto.

Ecco quindi che prima di traslocarmele nuovamente fino alla casa nuova (se mai troverò una stanza in cui andare a vivere) ho deciso di montarci delle rotelle girevoli, approfittando degli attrezzi a disposizione qui ad Albaola e del lunedì libero.

Et voilà

P.S. Sono arrivati tre francesi da una scuola di carpenteria di Marsiglia (la stessa che ha fatto Remi, un ragazzo del secondo anno dell’Aprendiztegi, prima di venire qui). Si fermeranno tre settimane, quindi fino a fine mese non sarò più da solo a fare il “guardiano del faro”.

Pioggia: sì, ma poca.

5$?!

La brutta cosa della settimana di guardia è che si lavora anche di domenica (ma sabato prossimo starò a casa per recuperare). Oggi quindi ero a lavoro come al solito, ma con gran tranquillità perché non c’era quasi nessuno. Tra fine settimana e ammalati siamo stati decimati… Spero di non prendermi anch’io la febbre vomitosa che sta facendo il giro da queste parti.

Sono comunque stanco dalla settimana di lavoro, perciò stasera me ne rimango tranquillo vicino alla stufa. C’è di buono che Tommaso (potete seguirlo qui https://www.instagram.com/woodcheaps/) mi ha passato il link di alcuni video interessanti su Youtube e me li sto guardando da qualche ora. Eccone uno che a mia volta consiglio:

Poi certo, ti viene il nervoso quando in questi video ti dicono che puoi comprare una pialla n.5 o n.4 per meno di 5$ al mercatino delle pulci… Qui quella roba è considerata “vintage” e ti chiedono dieci volte tanto di solito.

Un giorno andremo tutti insieme a fare razzia negli Stati Uniti, è l’unica soluzione possibile. E già che ci siamo prendiamo anche qualche altra robetta…

Goizean

Si capisce che c’è brutto tempo quando alle nove meno cinque ci sono solo due persone in cantiere (e una di queste sono io che abito qua). È vero che di sabato c’è meno gente al lavoro, ma forse il vento a non so quanti nodi che alza onde sul sentiero per Albaola contribuisce al ritardo degli altri…

Pioggia: Sì.

Ostia

Lavorare con dei carpentieri permette di venire facilmente in contatto col vernacolo locale. Mentre ancora non distinguo le imprecazioni basche dai complimenti, il castigliano è molto più facile da comprendere, e divertente.

*Disclaimer: questo articolo contiene parole che forse al vostro amico spagnolo potrebbe non fare piacere sentire*

La parola più usata è senza dubbio joder, che viene declinata in ogni sua forma (no me jodas va molto, ma l’infinito semplice resta un classico).

Al secondo posto, ma primo nei nostri pur sempre un po’ veneti cuori, c’è il bellissimo ostia. Pronunciato con severità e sentimento vale più di mille parole. Quando qualcosa es la ostia significa che è una figata. Mi domando perché a San  Sebastián ancora non vendono le magliette con scritto “Donostia es la ostia“. Devo registrare il marchio, così divento ricco…

Terzo posto, ma solamente perché più complesso e perciò meno immediato nell’utilizzo, per la frase me cago en <la qualsiasi> (il più strano che abbia sentito è me cago en la leche, “nel latte”).
Ovviamente esiste la possibilità di combinare le tre a piacimento, come per l’onnipresente me cago en la ostia.

Ma nulla ti aiuta a piallare un pezzo di legno o piantare un chiodo come si deve quanto un me cago en dios ben scandito. Certi lo usano come un vero e proprio intercalare, forse i Paesi Baschi sono il Veneto di Spagna? Una ulteriore prova a favore di questo è che la criptobestemmia usata per sostituire ostia è ostras, che significa propriamente “ostriche”. Praticamente il celeberrimo ostregheta.

Pioggia: Sì.

Watch week

La settimana di guardia è richiesta a tutti gli studenti dell’Aprendiztegi. A turno, tutti saltano una settimana di lavoro per stare dietro all’ordinaria (o anche straordinaria) manutenzione del cantiere.

Il posto è davvero enorme, perciò c’è sempre qualcosa da fare. Ieri, per esempio, abbiamo tra le altre cose sistemato una finestra (che mancava proprio) e fatto legna per la salvifica stufa della cucina.

La cosa bella è stata che c’era da togliere un termosifone elettrico da una parte inutilizzata del dormitorio, perciò ho chiesto di potermelo mettere nella parte dove sto io, piuttosto fredda.
Ieri notte non ho avuto freddo, evviva!

Oggi invece ci siamo messi a ritagliare una porta in un portone gigante e pesantissimo che apriamo e chiudiamo mille volte al giorno, perché collega il taller, dove lavoriamo noi, ai macchinari (nonché ai bagni e alla cucina).

La nuova porta di dimensioni umane eviterà di dover aprire ogni volta quell’immenso portone scorrevole (ho già detto che è pesantissimo?). Inutile dire che è stata subito soprannominata la porta Imaginarium, per ovvi motivi.

Pluviometro

Siccome oggi piove di nuovo, ieri pioveva e via dicendo, ho deciso che da oggi ogni volta che pubblico un nuovo post aggiungo in fondo un indicatore di pioggia. Qualcosa tipo così:

Pioggia: Sì.