Un pezzettino, almeno: quello che da San Pedro arriva a Donostia-San Sebastián. Vento, sole, pioggia, arcobaleni e grandinate sporadiche. Scivoloni sul fango e provvidenziali grotte per ripararsi.
Colonna sonora della passeggiata:
Un pezzettino, almeno: quello che da San Pedro arriva a Donostia-San Sebastián. Vento, sole, pioggia, arcobaleni e grandinate sporadiche. Scivoloni sul fango e provvidenziali grotte per ripararsi.
Colonna sonora della passeggiata:
Che cos’è ve lo spiega meglio Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Tamborrada
Vi basti pensare che sono ventiquattro ore filate di gente che marcia per la città vestita da soldati o cuochi, suonando principalmente tamburi (ma non solo).
Quando dico ventiquattro ore filate non scherzo: siamo andati all’apertura in Piazza della Costituzione (nella città vecchia) e siamo dovuti uscire perché c’era troppa ressa. Ma da mezzanotte hanno cominciato a sfilare i vari gruppi di tamburini e quando siamo tornati la sera dopo erano ancora in giro per la città che giravano. La cosa più pazzesca per me è che non girano solo per la città vecchia, ma dappertutto e a ogni ora, per un giorno intero, senza che ci siano strade chiuse al traffico o che (tutt’al più c’è un omino col giubbotto catarifrangente che ferma le macchine a un incrocio giusto per il tempo di far passare il corteo).
Oggi Manuel, un ragazzo del secondo anno, mi ha regalato dei vecchi scalpelli perché ero completamente senza.
Adesso mi devo comprare due pialle (di dimensioni diverse), una vastringa e una sega giapponese, perché sono abbastanza fondamentali: da quando sono qui li ho usati praticamente tutti i giorni. In più mi voglio costruire un mazzuolo di legno e una cassetta per tenere tutto in modo che sia facilmente accessibile.
Questa settimana abbiamo iniziato un progettone: costruire una replica di txalupa da pesca basca, gemella della già esistente Brokoa, che vedete in foto.
Brokoa è stata costruita qualche anno fa dall’associazione basco-francese Itsas Begia, grazie ai piani risalenti al 1878 conservati nell’archivio dell’Aquarium di San Sebastian/Donostia.
Ovviamente se i baschi francesi hanno una barca tradizionale per pescare i tonni lunga 13 metri allora anche quelli spagnoli ne vogliono una. Più lunga di un metro però.
Ecco allora che (dopo tre mesi passati in sala tracciato e a fare sagome per tutte le ordinate) sono due giorni che giriamo nel “deposito legname” (leggi: tutta la superficie scoperta di Albaola) per cercare i pezzi più adatti a chiglia, asta di prua e poppa.
Non è un lavoro facile, perché si tratta di scegliere un tronco della giusta misura e del giusto spessore, che non abbia “magagne” o nodi in posti poco adatti e che abbia la curvatura corretta, permettendo quindi di ricavare i pezzi necessari col minor spreco di materiale possibile. Ovviamente queste sezioni di tronco lunghe diversi metri sono impilate tra di loro, ed è tutto un sposta e rimetti per andare a vedere cosa c’è sotto di interessante. Non leggerissimo come lavoro.
Oggi abbiamo sbozzato prua e poppa, nei prossimi giorni c’è da finire la chiglia, tagliare più precisamente il tutto e preparare gli incastri “a dardo di Giove” per montare le parti. Per chi non sapesse di cosa si tratta, sono giunti del tipo che vedete nella foto qui sotto con Gilberto che ne mostra uno da lui realizzato.
Tradizionalmente, l’inizio della costruzione di una barca è dato dal momento in cui si pone la chiglia. Nel nostro caso sarà con tutta probabilità settimana prossima.
Si vede che siamo a pochi chilometri dal confine con la Francia?
Essendo oggi il mio giorno libero ho pensato bene di svegliarmi alle 6:30 del mattino (esistono, apparentemente) per andare a Donosti a “solicitar” il famigerato NIE (ovvero il Número de Identidad de Extranjero). Per chi non lo sapesse, è un po’ l’equivalente del nostro codice fiscale e ti serve se vuoi fare alcune cose, come nel mio caso richiedere la tessera dei trasporti (ma adesso che ce l’ho potrei anche aprire un conto in banca, aprire un’attività lavorativa o farmi assumere da qualche parte, chiedere un mutuo, comprare la macchina e via dicendo).
Dico che è famigerato perché a quanto pare la richiesta non si può portare a termine online, ma bisogna presentarsi di persona all’ufficio con modulo ex15 compilato, nonché fototessera e fotocopia del passaporto (o carta d’identità per i cittadini UE, da presentare anche in originale). Poi devi fare la coda all’ufficio preposto, uscire, andare in una qualunque banca a pagare €9,36 con il modulo 790, tornare con la ricevuta di pagamento e fine. Il problema scatta nella fase “fare la coda”, perché per esempio in città come Barcellona il numero di stranieri che vogliono il NIE è così alto che se vuoi cavartela devi presentarti davanti agli uffici con tipo tre ore di anticipo (c’è anche chi offre un servizio di tieni-posto a pagamento, mi dicono). Nelle zone più gettonate ci sono agenzie che si occupano di tutta la procedura (spesso si aggiunge l’ulteriore passaggio di dover fissare un appuntamento previo alla coda) ma per fortuna nella provincia di Gipuzkoa non c’è molta gente che sgomita per venire a lavorare. Il che è un bene, dato che io alle 8:15 ero primo (di due) davanti alla porta dell’Ufficio Stranieri (o quel che è), per entrare alle 8:31 e… scoprire che non era l’ufficio giusto per me.
A quanto pare dovevo invece andare al commissariato di polizia, che per fortuna era a due passi da lì. Sono arrivato alle 8:45 e ovviamente ero dodicesimo in coda. In realtà, ci hanno anche messo poco a chiamarmi e un’ora dopo avevo in mano il mio foglio di carta con codice alfanumerico univoco.
Ritornando verso la fermata dell’autobus sono pure passato per caso davanti a un ufficio della Lurraltebus, ovvero la società di trasporti locale e forte del mio NIE nuovo fiammante ho potuto quindi fare anche la richiesta per la tessera dell’autobus (costa 5€ e mi arriva a casa tra una settimana): due piccioni con una fava!
Avevo in mente di scrivere due righe con le prime impressioni ma alla fine mi son perso e niente, vi lascio questa foto con vista del posto dove lavoriamo (a destra le gradinate dove siedono i visitatori del museo che passano a guardarci lavorare).
Rapida carrellata: in basso a sinistra c’è Ezekieltz, la copia della barca in basso a destra, una tradizionale barca basca che si chiama Maribeltz. Quella capovolta in alto a sinistra non ricordo come si chiamerà, ma è una barca fatta in strip-planking che vogliono usare per attraversare l’Atlantico a remi (verrà rivestita in fibra di carbonio, prima). Al centro si vede il pannello col tracciato della barca gigante di cui parlo in questo post. Si vedono tutte le sagome delle ordinate e poi in alto la sagoma dell’asta di prua e in basso parte della poppa. È in scala 1:1, per darvi un’idea delle dimensioni.
Alex Norris ha pubblicato questa vignetta sul suo bellissimo profilo Instagram (seguitelo @webcomic_name). Un po’ mi ci sono rivisto, ma spero che vada a finire meglio di così!