Sono troppo pigro per andare a vedere come si fa a disattivare i messaggi di allerta del Centro Maree…
Goizean
Si capisce che c’è brutto tempo quando alle nove meno cinque ci sono solo due persone in cantiere (e una di queste sono io che abito qua). È vero che di sabato c’è meno gente al lavoro, ma forse il vento a non so quanti nodi che alza onde sul sentiero per Albaola contribuisce al ritardo degli altri…
Pioggia: Sì.
Ostia
Lavorare con dei carpentieri permette di venire facilmente in contatto col vernacolo locale. Mentre ancora non distinguo le imprecazioni basche dai complimenti, il castigliano è molto più facile da comprendere, e divertente.
*Disclaimer: questo articolo contiene parole che forse al vostro amico spagnolo potrebbe non fare piacere sentire*
La parola più usata è senza dubbio joder, che viene declinata in ogni sua forma (no me jodas va molto, ma l’infinito semplice resta un classico).
Al secondo posto, ma primo nei nostri pur sempre un po’ veneti cuori, c’è il bellissimo ostia. Pronunciato con severità e sentimento vale più di mille parole. Quando qualcosa es la ostia significa che è una figata. Mi domando perché a San Sebastián ancora non vendono le magliette con scritto “Donostia es la ostia“. Devo registrare il marchio, così divento ricco…
Terzo posto, ma solamente perché più complesso e perciò meno immediato nell’utilizzo, per la frase me cago en <la qualsiasi> (il più strano che abbia sentito è me cago en la leche, “nel latte”).
Ovviamente esiste la possibilità di combinare le tre a piacimento, come per l’onnipresente me cago en la ostia.
Ma nulla ti aiuta a piallare un pezzo di legno o piantare un chiodo come si deve quanto un me cago en dios ben scandito. Certi lo usano come un vero e proprio intercalare, forse i Paesi Baschi sono il Veneto di Spagna? Una ulteriore prova a favore di questo è che la criptobestemmia usata per sostituire ostia è ostras, che significa propriamente “ostriche”. Praticamente il celeberrimo ostregheta.
Pioggia: Sì.
Watch week
La settimana di guardia è richiesta a tutti gli studenti dell’Aprendiztegi. A turno, tutti saltano una settimana di lavoro per stare dietro all’ordinaria (o anche straordinaria) manutenzione del cantiere.
Il posto è davvero enorme, perciò c’è sempre qualcosa da fare. Ieri, per esempio, abbiamo tra le altre cose sistemato una finestra (che mancava proprio) e fatto legna per la salvifica stufa della cucina.
La cosa bella è stata che c’era da togliere un termosifone elettrico da una parte inutilizzata del dormitorio, perciò ho chiesto di potermelo mettere nella parte dove sto io, piuttosto fredda.
Ieri notte non ho avuto freddo, evviva!
Oggi invece ci siamo messi a ritagliare una porta in un portone gigante e pesantissimo che apriamo e chiudiamo mille volte al giorno, perché collega il taller, dove lavoriamo noi, ai macchinari (nonché ai bagni e alla cucina).
La nuova porta di dimensioni umane eviterà di dover aprire ogni volta quell’immenso portone scorrevole (ho già detto che è pesantissimo?). Inutile dire che è stata subito soprannominata la porta Imaginarium, per ovvi motivi.
Pluviometro
Siccome oggi piove di nuovo, ieri pioveva e via dicendo, ho deciso che da oggi ogni volta che pubblico un nuovo post aggiungo in fondo un indicatore di pioggia. Qualcosa tipo così:
Pioggia: Sì.
Eskerrik asko
Bisogna dire grazie a Nic che mi ha risolto l’impiccio che mi tratteneva dal pubblicare il blog. Grazie Nic.
Aperol
Qui lo spritz non sanno cosa sia (ho chiesto), ma l’Aperol costa meno che a Venezia e nel Veneto in generale.
Ho dimenticato di controllare se anche qui come in Germania la gradazione alcoolica è maggiore.
Ekaitza
Dormo ancora alla scuola, di stanze a poco non ho notizia e inizio a pensare che forse conviene iniziare a cercare direttamente una doppia per quest’estate quando mi raggiungerà Rita.
Fatto sta che stasera ero come al solito in cucina, unico posto veramente caldo di Albaola grazie a una stufa a legna (di legna qua ce n’è parecchia), quando alla porta a vetri fa capolino un passeggino. Cosa ci faccia un neonato in passeggino in un cantiere navale chiuso alle otto di sera (ovvero quando già è buio) lo capisco non appena vedo chi c’è attaccato: Brian, il nostro maestro maestro-d’ascia, che ha portato a passeggio il pupo che non voleva saperne di starsene cheto (che bella parola è “cheto”?).
Abbiamo parlato di com’è stare da soli qua di notte e in effetti è piacevole quando non c’è bufera come la scorsa settimana… Oggi ho visto che avevano perfino sbarrato con delle assi uno degli ingressi laterali dell’edificio, stile tornado americano. E io tranquillo a dormire al piano di sopra.
Ad ogni modo, mi ha raccontato Brian di quando lui è stato qui con sua moglie e ancora non avevano rifatto il sentiero che arriva fin qua: era molto più basso e capitava che le onde ci si infrangessero contro. Una volta la polizia aveva sbarrato la strada e li ha portati fin qui in macchina pur di non farli andare a piedi, per il rischio che finissero in acqua a causa di un’onda improvvisa.
E io che ero qua a ridere delle transenne con scritto “Alerta roja”.
Euskaltegi
A Trintxerpe (Trincherpe in castigliano), ovvero il paese attaccato a San Pedro sulla strada per Donosti, c’è l’euskaltegi di Pasaia.
Le euskaltegiak sono scuole di basco per adulti (da euskara, o euskera + suffisso -tegi che indica luoghi). L’obiettivo ultimo di chi le frequenta è ottenere l’agognata EGA, Euskararen Gaitasun Agiria, ovvero la certificazione C1 di basco.
Ne esistono sia di pubbliche che di private, questa in particolare è pubblica e perciò praticamente gratuita. Già ci vanno alcuni dei miei colleghi di Albaola, perciò oggi sono andato a iscrivermi. Tempo due settimane e capiscono se ci sono abbastanza nuove persone per far partire un’altra classe, altrimenti mi inseriscono in una di quelle partite a settembre (aiuto).
A quanto pare esistono persino delle parodie su internet:
China
Un marchio chiaro indice di qualità per la mia nuova catena da bicicletta…
Quantomeno oggi ho finalmente ritirato la mia tessera per i mezzi pubblici: se mi rubano la bici posso tornare indietro con l’autobus.
A questo proposito, sono piuttosto stupido degli autobus qui (la metro/treno suburbano l’ho preso una sola volta: tutto nuovo di pacca, ma pare un po’ inutile, almeno per muoversi in città).
Ma dicevo gli autobus: decisamente puntuali, la gente si mette in fila per bene e arriva a sconfinare ben oltre la pensilina della fermata, a volte. quando sale, esclusivamente dalla porta anteriore, bippa la tessera di fronte al conducente o si fa fare il biglietto con tariffa “occasionale”.
Preso così la corsa costa 1,75€ (2,10€ la tariffa notturna), mentre con la fantastica Mugi Card si paga 0,94€. Ma aspettate, il meglio viene adesso: se nell’arco del mese si fanno più di venti viaggi, allora ricevi un rimborso in modo tale che ti siano costati 0,75. Se invece di viaggi ne fai più di 50, allora paghi ogni corsa solo 0,18€. Pazzesco.
Ah, e ovviamente i minori di 6 anni non pagano e ci sono sconti per i giovani, gli anziani, i disabili, le famiglie numerose e via dicendo.
Se a questo ci aggiungete che alle fermate dell’autobus gli unici cartelloni sono pubblicità progresso allora capite che questo è proprio un altro mondo.