Liburudenda

Questa è facile: liburu è un prestito dal latino, tienda vuol dire “negozio” in spagnolo… Libreria!

Forse sono in astinenza da Marco Polo (http://www.libreriamarcopolo.com/), ma oggi ho fatto un giro a Donosti per cercarmi una libreria di fiducia. Avevo un libro da ordinare (vi dirò cos’è quando arriva) e intanto ne ho approfittato per comprarmi una “Historia de España”, così giusto per sapere cosa è successo tra romani-arabi-America-Franco.

Libri fino al soffitto (serve la scala per vederli!) e anche sul pavimento

Lagun significa “compagno/a” in basco, almeno questo dice il sito della libreria (https://www.librerialagun.es/). Secondo le mie scarse cognizioni di basco, l’articolo determinativo è dato dal suffisso -a. In pratica laguna significherebbe “il compagno/la compagna”… sarà un caso?

Ha compiuto nel 2018 i cinquanta anni di attività, il che significa che ne ha vissute parecchie. Sotto il regime franchista è stata più volte condannata e multata perché vendeva libri proibiti (la proprietaria si è fatta pure un mese di galera in un’occasione). Caduto il regime, è stata per diversi anni un bersaglio dell’ETA, il gruppo terrorista basco. Non perché fosse contraria all’indipendenza, ma apparentemente perché si era rifiutata di chiudere in un giorno di “sciopero coatto” indetto dall’ETA in favore di un suo membro a processo per aver tentato di mettere una bomba. Da allora vetrine infrante, insulti e minacce scritti a bomboletta, ma anche molotov, per non farsi mancare nulla. Una volta hanno imbrattato di vernice i libri esposti, che sono stati comunque comprati dalla clientela affezionata che li ha sempre supportati. Ci fu uno scandalo di eco internazionale quando dei militanti portarono fuori dei libri per dargli fuoco… bruciare libri porta brutte reminiscenze, dopotutto. Fu addirittura messa la polizia a piantonare il negozio 24/7. Quando però un tizio ha tentato di uccidere il marito della proprietaria, c’è mancato poco che chiudesse. I soliti amici e clienti fecero una raccolta fondi e fu comprata una nuova sede, più grande, lontana dalla Città Vecchia, dove l’ETA godeva di un supporto al limite dell’impunità.

Insomma, la storia mi sembrava interessante.

Poi, tornando verso la fermata dell’autobus ho scoperto che dal fioraio ci sono gli alberi di Natale col 20% di sconto. Se non avessi appena comprato dei libri forse me ne sarei preso uno.

Pioggia: no.

Kanna

Stavolta il titolo non è in basco, ma in giapponese (ve ne eravate accorti, vero?)

Ho trovato un canale su Instagram di un carpentiere giappo che pubblica delle cose incredibili… Guardatevelo perché merita.

Lavora per un posto che si chiama Suikoushya, che a Kyoto offre un corso di carpenteria tradizionale giapponese (in inglese!) della durata di un mese a circa 3500€. Ma che sembra molto molto figo.

Sul loro sito ci sono tutte le info (e foto) al riguardo:
https://suikoushya.com/en/school/

Boom

Quel fungo atomico verde sulla parete è ciò che resta dell’esplosione di una pentola a pressione oggi a pranzo.

Purtroppo me la sono persa, ma ci sono ancora dei pezzetti di carciofo sul soffitto e il soffitto di questa cucina sarà alto 5 metri!

Pioggia: no (abbiamo pure mangiato con la finestrona aperta: sto quasi iniziando ad abituarmici)

Afaria

C’è un po’ di via-vai di gente interessata al corso per l’anno prossimo. Oggi è passato un ragazzo di Bilbao a fare l’interview con Brian e un ragazzo francese che si fermerà qualche altro giorno settimana prossima. Per ora qui c’è Wera, che viene da Vienna.

Visto che il primo giorno qui era ancora senza provviste l’abbiamo sfamata noi, per ricambiare e per conoscerci un po’ ha voluto organizzare una cena con tutti nella cucina di Albaola.

Piatto forte: Semmelknodeln! (ma anche spaghetti bolognese fatti da Manuel e dolci simil-tiramisù molto buoni). Totale: tantissimo cibo.

Si intravede un esemplare di Saul nell’angolo a destra

Io dal canto mio ho messo alla prova le capacità del fornetto facendo una torta, che è miracolosamente riuscita! (per capire l’entità del miracolo, basti sapere che il fornetto elettrico in questione è quello nero al centro della foto, tra due microonde).

La cucina vista da fuori. Carina la porta-finestra, no?

Ziburu

O Ciboure, visto nei Paesi Baschi francesi si è prima in Francia che altrove.

Bruno, l’assistente di Brian se ne va. Sono finiti i sei mesi di contratto che aveva con Albaola, purtroppo. Dico purtroppo perché è anche grazie alle chiacchierate molto schiette fatte con lui durante la settimana di prova che ho trascorso qui a ottobre che ho deciso di iscrivermi al corso.

Come ho già scritto in passato, qui siamo davvero vicini al confine perciò non è stato così strano andare a fare festa dove vive Bruno, ovvero attaccato a Saint Jean de Luz, bellissima cittadina basca.

È la prima volta che “visito” la parte francese del Paese e devo dire che si nota molto la differenza. A parte il fatto di avere i cartelli prima in francese e poi, eventualmente, in basco, ciò che si nota di più è il diverso tipo di urbanizzazione. Qui ci sono moltissimi palazzoni “sovietici” anni ’70, là sembra rimasto tutto come un tempo: casette a due piani con la tipica struttura a graticcio che noi normalmente associamo ai paesi tedescofoni. In generale sembrerebbe anche più ricco.

Pasaia vs Ziburu

Ovviamente parlano basco con accento francese anziché spagnolo. Chissà com’era il basco “vero”…

Comunque, eravamo una dozzina di persone e per farvi capire il tenore della serata vi dico solo che al secondo bar dove ci siamo fermati abbiamo finito la scorta di bottiglie di sidro che avevano (qui va molto il sidro di mele, o sagardo). E non perché ne avessero poche. Hanno finito, diciamo. Io resisto ancora astemio.

Bellissima serata, ma non abbiamo potuto fare troppo tardi perché era solo giovedì e ci toccava pure il rientro in macchina. Ma penso che ci torneremo, anche perché è lì che normalmente sta ormeggiato Brokoa.

Pioggia: no.

Baratto

Ho fatto la revisione a un computer portatile e in cambio ho ricevuto un graffietto. Detto anche truschino, serve a incidere una linea a distanza costante da usare come guida. Molto bellino.

Una sciccheria, altro che

E la cassetta degli attrezzi piano piano prende forma…

Trincadura

Vi ricorderete, fidi lettori e lettrici, l’articolo sulla barca enorme che abbiamo iniziato a costruire il mese scorso. Nel caso ve lo siate perso, eccolo qua: http://acquastanca.eu/2019/01/16/txalupa/

Beh, si dà il caso che mi fossi sbagliato e che non si trattasse semplicemente di una txalupa handia, ovvero una “grande txalupa“. Più precisamente si tratta -l’avrete immaginato- di una trincadura.

Si tratta di imbarcazioni parecchio grandi, con una ventina di persone di equipaggio e armata al terzo. La vela di trinchetta era molto più piccola della maestra (quest’ultima spesso con un albero molto inclinato) e l’imbarcazione poteva essere equipaggiata con dei cannoni, o meglio degli archibusoni.

Questo perché l’utilizzo più comune che se ne fece tra inizio e fine ‘800 fu di attività guardia-costiera, in particolar modo in funzione anti-contrabbando considerata la vicinanza con la Francia. Ma vennero utilizzate anche per il trasporto di merci e truppe durante la guerra civile, grazie ai remi e alle ridotte dimensioni che ne permettevano l’utilizzo anche per risalire le foci dei fiumi.

Il loro declino si ebbe in prossimità dell’avvento dei primi motori a vapore, che le resero velocemente obsolete.

Il piano di costruzione che stiamo usando risale al 1800 e rotti e proviene dal cantiere Mutiozabal di Orio, che di recente è stato acquisito dalla città e dichiarato monumento nazionale.

Il fratello di Esteban nel cantiere – foto di Xabi Otero / Aldundia

La cosa figa è che uno dei carpentieri che lavorano qui ad Albaola si è formato proprio presso quel cantiere prima che chiudesse (suo padre l’aveva rilevato dai Mutiozabal). In pratica la storia secolare del Mutiozabal è qua dove sono io adesso. Per un altro mese almeno, poi anche Esteban avrà gli anni per andare in pensione… Ma ho come il sospetto che non se ne andrà subito e che lo rivedremo da queste parti anche in futuro. Almeno spero.

Pioggia: sì.

San Telmo

Fine settimana lungo, oggi non ho lavorato dato che avevo lavorato domenica scorsa per la “settimana di guardia”.

Ho approfittato del fatto che non piovesse (portento!) per farmi un giro a Donosti. Nella fattispecie, ci tenevo a visitare il San Telmo Museoa (https://www.santelmomuseoa.eus/), il museo della società basca.

È stato il primo museo aperto nei Paesi Baschi, ai primi del novecento e prende il nome dall’ex monastero che lo ospita, uno dei pochi edifici sopravvissuti all’incendio che nel 1813 distrusse la città.

Rinnovato nel 2011 merita una visita. In particolare ci tenevo ad andare prima di settimana prossima per riuscire a visitare una mostra temporanea, intitolata “La invención del cuerpo”.

Gorputza asmatzen, in basco

Molto interessante la prima parte, tutta incentrata sugli studi di anatomia fatta dagli artisti con l’uso di cadaveri. A tratti anche parecchio macabra, ma notevole.

Highlight della mostra: dei bozzetti proto-cubisti di Luca Cambiasio.

Per darvi un’idea: XVI secolo, eh

Molto bella anche la mostra permanente sui Paesi Baschi, a metà tra l’archeologico e l’antropologico. Vi metto solo una foto, quella del teschio con tibie incrociate più simpatico del mondo.

Pioggia: NO!

“Aut adscende, aut descende”

Quelle del titolo sono le parole con cui un tale vescovo Biagio in Armenia era solito guarire miracolosamente le persone con un osso o una lisca incastrati in gola. Era medico, ma anziché usare le medicine preferiva barare e chiedere aiuto a Gesù.

Dovevano essere in buoni rapporti, perché al momento è santo per la chiesa Cattolica, quella Armena e quella Ortodossa, patrono di “pastori, agricoltori, cardatori, fiatisti, materassai, laringoiatri e Bronte; invocato contro le malattie della gola e uragani” [cit. https://it.wikipedia.org/wiki/Biagio_di_Sebaste].

La festa è stata domenica 3 febbraio e per tutta la settimana precedente ho visto nelle pasticcerie delle torte di varie dimensioni, con glassa bianca e scritta “San Blas”.

Mi sono incuriosito e dopo una rapida indagine ho scoperto essere il nostro Biagio (che ora è spezzettato i suoi vari crani e le sue numerose braccia e mani sono disperse in decine di comuni del sud Italia, nonché in altre città all’estero). A quanto pare, anche qui è piuttosto in voga, anche se non mi risulta che abbiano reliquie (però per benedire le gole usano un candelabro a rami incrociati, vedere per capire: https://es.wikipedia.org/wiki/Blas_de_Sebaste#/media/File:Blasiuskerzenhalter.jpg).

Ma torniamo ai dolci. Qua si portano in chiesa a benedire, insieme a un pezzetto di corda, il 3 febbraio appunto. Poi la torta te la magni e lo spago te lo tieni legato intorno al collo per otto giorni e stai certo che non ti viene più il mal di gola per tutto l’anno (e se ti va bene neanche un uragano).

Sì, insomma, mi ispirava la ricetta e mi sembrava fattibile anche nel fornetto elettrico che ho a disposizione qui nella cucina comune. Di fatto una frolla con liquore all’anice. Il dolce è in effetti venuto buono (non è avanzato nulla al pranzo di lunedì) ma sulla decorazione si può lavorare…

Già il secondo mostra netti segni di miglioramento, però

Vorrei però mostrarvi anche che bella è la bottiglia di liquore all’anice che ho comprato, che dovrebbe durarmi per altre dieci torte…

“Anice della scimmia”

Qualcuno l’avrà già vista su Instagram, ma ci tengo a farvi notare la pergamena che impugna la scimmia: “è il migliore/lo ha detto la scienza/e io non mento”. Fantastico.

Mi hanno raccontato che la bottiglia coi suoi rilievi molto particolari viene spesso “suonata” nei bar, con una penna o una posata. Inoltre, mi hanno spiegato che prende il nome dalla notizia “virale” del momento: la teoria dell’evoluzione della specie di Darwin.

Pioggia: sì (ma solo stamattina, e ieri niente!)