Dormo ancora alla scuola, di stanze a poco non ho notizia e inizio a pensare che forse conviene iniziare a cercare direttamente una doppia per quest’estate quando mi raggiungerà Rita.
Fatto sta che stasera ero come al solito in cucina, unico posto veramente caldo di Albaola grazie a una stufa a legna (di legna qua ce n’è parecchia), quando alla porta a vetri fa capolino un passeggino. Cosa ci faccia un neonato in passeggino in un cantiere navale chiuso alle otto di sera (ovvero quando già è buio) lo capisco non appena vedo chi c’è attaccato: Brian, il nostro maestro maestro-d’ascia, che ha portato a passeggio il pupo che non voleva saperne di starsene cheto (che bella parola è “cheto”?).
Abbiamo parlato di com’è stare da soli qua di notte e in effetti è piacevole quando non c’è bufera come la scorsa settimana… Oggi ho visto che avevano perfino sbarrato con delle assi uno degli ingressi laterali dell’edificio, stile tornado americano. E io tranquillo a dormire al piano di sopra.
Ad ogni modo, mi ha raccontato Brian di quando lui è stato qui con sua moglie e ancora non avevano rifatto il sentiero che arriva fin qua: era molto più basso e capitava che le onde ci si infrangessero contro. Una volta la polizia aveva sbarrato la strada e li ha portati fin qui in macchina pur di non farli andare a piedi, per il rischio che finissero in acqua a causa di un’onda improvvisa.
E io che ero qua a ridere delle transenne con scritto “Alerta roja”.