Vi ricorderete, fidi lettori e lettrici, l’articolo sulla barca enorme che abbiamo iniziato a costruire il mese scorso. Nel caso ve lo siate perso, eccolo qua: http://acquastanca.eu/2019/01/16/txalupa/

Beh, si dà il caso che mi fossi sbagliato e che non si trattasse semplicemente di una txalupa handia, ovvero una “grande txalupa“. Più precisamente si tratta -l’avrete immaginato- di una trincadura.

Si tratta di imbarcazioni parecchio grandi, con una ventina di persone di equipaggio e armata al terzo. La vela di trinchetta era molto più piccola della maestra (quest’ultima spesso con un albero molto inclinato) e l’imbarcazione poteva essere equipaggiata con dei cannoni, o meglio degli archibusoni.

Questo perché l’utilizzo più comune che se ne fece tra inizio e fine ‘800 fu di attività guardia-costiera, in particolar modo in funzione anti-contrabbando considerata la vicinanza con la Francia. Ma vennero utilizzate anche per il trasporto di merci e truppe durante la guerra civile, grazie ai remi e alle ridotte dimensioni che ne permettevano l’utilizzo anche per risalire le foci dei fiumi.

Il loro declino si ebbe in prossimità dell’avvento dei primi motori a vapore, che le resero velocemente obsolete.

Il piano di costruzione che stiamo usando risale al 1800 e rotti e proviene dal cantiere Mutiozabal di Orio, che di recente è stato acquisito dalla città e dichiarato monumento nazionale.

Il fratello di Esteban nel cantiere – foto di Xabi Otero / Aldundia

La cosa figa è che uno dei carpentieri che lavorano qui ad Albaola si è formato proprio presso quel cantiere prima che chiudesse (suo padre l’aveva rilevato dai Mutiozabal). In pratica la storia secolare del Mutiozabal è qua dove sono io adesso. Per un altro mese almeno, poi anche Esteban avrà gli anni per andare in pensione… Ma ho come il sospetto che non se ne andrà subito e che lo rivedremo da queste parti anche in futuro. Almeno spero.

Pioggia: sì.
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