Windwagon

Ad Albaola arriva un mucchio di gente e la maggior parte di questa gente non ha tutte le rotelle a posto.

In questi giorni è passato di qui Jens, una vecchia conoscenza da queste parti, anche se io era la prima volta che lo incontravo. Ovviamente mi è piaciuto molto.

Trattasi di uno svedese che ha disegnato e costruito tutto l’armo e le manovre (vele e cime) dell’Hermione, replica dell’omonima fregata francese del 1779 che portò il generale Lafayette a supportare la rivoluzione americana in funzione anti-inglese. https://en.wikipedia.org/wiki/French_frigate_Hermione_(2014)

L’Hermione a Pasaia nel 2018, a sinistra si intravede Albaola

L’anno scorso è stata ospite del Festival del Mare di Pasaia e io me la sono persa per un soffio… mannaggia.

Prima di questa, Jens ha armato anche il Götheborg, replica di un mercantile delle Indie Orientali affondato nel 1745 al rientro in Svezia. https://en.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6theborg_(ship)

Foto di Kjell ANDRÉ – Wikicommons

Verosimilmente si occuperà anche del San Juan (“Che lavoro fai?” “Mah, niente di che: studio e ricostruisco corde di canapa e vele di lino per repliche di imbarcazioni del diciasettesimo e diciottesimo secolo, usando tecniche e strumenti dell’epoca”).

Oggi dopo il lavoro ha tenuto una breve conferenza in cui ci ha mostrato un po’ di foto raccontandoci di questi due progetti. Più un terzo, quello del titolo.

Qualche anno fa Jens e i suoi amici hanno affrontato la crisi di mezza età decidendo di andare in un bosco in Svezia, abbattere degli alberi, costruirci un carro, metterci delle vele, infilarlo in un container, spedirlo in America e attraversarci il deserto salato del Nevada. Per andare al Burning Man, ovviamente. http://www.windwagonproject.se/

Metto qui il link al sito del festival per mia nonna che non sa che cos’è: https://burningman.org/

Se cercate su Youtube c’è anche un lungometraggio, mentre l’album con la musica dei Driftwood Company lo trovate su Spotify

Dopotutto quando hai un maestro velaio e cordaio tra gli amici, che fai? Non ne approfitti?

Vorrei tanto poter fare un giro su quel coso…

Ovviamente mentre provavo a scrivere questo post mi sono perso via partendo dalla pagina di Wikipedia dedicata al landsailing (anche se mi piace di più dirtboating come termine): https://en.wikipedia.org/wiki/Land_sailing

Lo zeilwagen progettato dal matematico Simon Stevin, noto come Stevino in Italia, nel 1600

Ho scoperto che ovviamente i cinesi ci erano arrivati ben prima di noi e che già sulle mappe di Mercatore si vedono carri a vela in Cina. Perfino John Milton in Paradise Lost (1667) scrive:

Chinese drive, with sails and wind, their cany waggons light

In questo blog http://www.chinarhyming.com/2014/01/16/john-milton-paradise-lost-and-chinese-wheelbarrows-with-sails/ c’è una raffigurazione di una carriola cinese con vela di un secolo dopo e su quest’altro https://hackaday.com/2017/06/13/our-gunpowder-and-tea-came-from-china-why-didnt-we-copy-their-wheelbarrows/ ho trovato una foto dei primi del novecento che mostra la stessa cosa.

Da Wikimedia Commons

Chiudo con un articolo molto interessante e approfondito sul perché la versione cinese della carriola fosse per molti versi superiore a quella occidentale, con un ricco apparato iconografico nel caso sia venuta la scimmia anche a voi:

https://www.lowtechmagazine.com/2011/12/the-chinese-wheelbarrow.html

Pioggia: non mi ricordo neanche più. Mi pare che sì, stamattina abbia piovuto, ma il tempo cambia così in fretta che non ne sono più sicuro.

Txoko

Uscito da lavoro sono andato a San Pedro a fare due passi, ragionando di raggiungere Donosti per vedere se era rimasto qualcuno in giro dalla manifestazione.

Lungo la strada però, ho incontrato un po’ di gente di Albaola che mi ha invitato a cenare con loro alla Sociedad. Aitor, uno dei carpentieri, è infatti membro della Piña Kurdin, una di queste associazioni tipicamente basche nate con finalità gastronomiche (https://en.wikipedia.org/wiki/Txoko).

Gruppi di amici affittano o addirittura comprano un locale (spesso un seminterrato o un piano terra) con bagno, cucina e tavolate e poi ne dividono le spese di gestione. Il socio paga una quota mensile e ha diritto di portare quanta gente “esterna” voglia, a patto di prenotare i tavoli onde evitare spiacevoli sovraffollamenti.

Il cibo si porta da fuori e si cucina direttamente lì, il bere invece è a disposizione e basta tenere conto di ciò che si consuma per poi ripagarlo alle casse dell’associazione, che provvederà a reintegrare le scorte.

Il circolo Piña Kurdin (http://www.euskadi.eus/gobierno-vasco/contenidos/asociacion/asrpg00320/es_def/index.shtml) fu fondato 85 anni fa, il 30 maggio 1934, da otto amici e trattandosi di San Pedro, negli anni è stato soprattutto promotore di attività di voga. Altri circoli a Donosti per esempio si occupano di organizzare la tamborrada e via dicendo.

I txoko ebbero grande fortuna sotto Franco, perché spesso hanno come regola il divieto di parlare di politica ed erano perciò visti favorevolmente dal regime, nonostante spesso ci si parlasse in basco, che era ufficialmente vietato.

Una foto d’epoca della Sociedad Piña Kurdin, nella sua prima sede

Ironia della sorte, essendo oggi l’otto marzo, tradizionalmente l’accesso è vietato alle donne. Ormai in gran parte delle sociedad questo divieto non è più in vigore (noi ne avevamo tre al tavolo), anche se mi dicono che spesso alle donne non viene comunque permesso entrare in cucina.

Pioggia: sì.

Greba feminista

Buon otto marzo a tutte!

Un messaggio da Ioanna, a nome di tutt’asterisco

Oggi a lavoro non c’era nessuna ragazza. O meglio, Rosie e Ioanna (le uniche due dell’Aprendiztegi) sono venute come sempre alle nove, ma quando hanno visto che non c’erano né le ragazze dell’ufficio, né nessuna delle guide, sono uscite e sono andate alla manifestazione che c’è stata a San Pedro.

La cosa che mi ha colpito di più è che tutti i carpentieri qui la vedessero come una cosa normale e giusta. Non è proprio il tipo di persona che ti aspetteresti supportare uno sciopero femminista anti-patriarcale…

Ma qui in Spagna (mi perdonino i baschi https://grebafeminista.wordpress.com/) l’8M è mooolto partecipato. E quando dico “molto”, intendo davvero molto.

Donostia, credits to Ainara

A Donosti era pieno di gente, ma guardate a Madrid (courtesy https://www.ilpost.it/2019/03/09/foto-manifestazioni-donne-8-marzo-mondo/giornata-donna-madrid/):

La manifestazione per la Giornata internazionale della donna a Madrid, in Spagna, l’8 marzo 2019 (Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images)
Pioggia: no

Pintxo

Grazie ai contatti all’estero del buon Antonio stasera sono stato a San Sebastian con un autoctono: Xabier. Abbiamo fatto due chiacchiere ma sopratutto siamo stati a mangiare qualche pintxo.

Un pintxo è l’equivalente basco delle tapas spagnole o dei cicheti veneziani: piccoli stuzzichini più o meno complessi, caldi o freddi, spesso messi in bella mostra sui banconi dei bar per invogliare la clientela a mangiarli (ma il trucco è ordinare quelli scritti sulla lavagna, preparati al momento su richiesta).

Il nome deriva dallo spagnolo pinchar, “infilzare”, perché spesso sono tenuti insieme da uno stuzzicadenti.

A San Pedro si limitano a qualche paninetto, delle tortillas di patate o delle olive (ce ne hanno servite con del Martini, una volta). Ma a Donosti è una cosa inusitata per la varietà che si può trovare, c’è pure la app: https://pintxos.es/en/.

Noi in particolare siamo stati “solo” in tre locali e ovviamente ci sono alcuni pintxo che sono tipici di alcuni posti piuttosto che altri.

Il primo bar, di cui ho scordato il nome, ci ha proposto il pintxo della casa (di cui quindi non so il nome, scusate), ovvero uovo cotto a bassa temperatura con crema di tartufo, pancetta soffritta, salsa di funghi e formaggio grattugiato. Il tutto in una ciotola da mescolare bene e poi mangiare con dei crostini di pane. Molto buono, ma forse niente di entusiasmante.

La seconda tappa è stata da Borda Berri (http://pinchables.net/borda-berri/). Non l’ho specificato prima, ma tutti questi posti si trovano nel barrio viejo, il “quartiere vecchio” della città.
Qui non sapevo che scegliere e ho chiesto a Xabier cosa fossero i kallos de bacalao en salsa pil-pil. Mi ha detto di prenderli e che li avrebbe mangiati lui se non mi fossero piaciuti. Sapendo che mi piace il baccalà sono andato abbastanza tranquillo e infatti era buonissimo:

La salsa pil-pil praticamente è fatta di olio, aglio e baccalà

La consistenza dei kallos era quasi gelatinosa, ma non in senso negativo, anzi: morbidissimi si scioglievano in bocca. Cosa sono? Interiora di pesce. La vescica natatoria del baccalà in particolare, a quanto pare (https://justinclegaspi.wordpress.com/tag/fish-maw/).

Terza e ultima tappa, alla Cuchara de San Telmo (http://pinchables.net/la-cuchara-de-san-telmo/). Il nome ovviamente viene dal museo cittadino che ci sta proprio di fianco (cfr. http://acquastanca.eu/2019/02/09/san-telmo/).
Posto molto carino, apparteneva agli stessi proprietari del Borda Berri che si sono poi separati, per questo alcuni dei piatti sul menù si assomigliano. A favore del “Cucchiaio di San Telmo” gioca però il fatto di avere il plateatico coi tavolini fuori (no servizio al tavolo, no coperto), disporre di menù in inglese e essere un pelino fuori dalle vie principali del centro, che la sera possono essere parecchio affollate. Forse con più turisti, ma d’altronde è stato menzionato anche sul New York Times (https://www.nytimes.com/2011/08/07/travel/36-hours-in-san-sebastin-spain.html).
Cosa abbiamo ordinato? Falso risotto (fatto con la pastina orzo, ovvero i nostri “risoni” e orecchio di maiale, croccante e con una crema di lenticchie. Se non pensi a cosa stai mangiando è tutto buonissimo.

La carrillera de ternera (“guancia di vitello”) la prenderemo la prossima volta

La serata è finita presto perché domani si lavora, ma di certo sono tornato a casa sazio (pedalando, per smaltire un po’).

Pioggia: no

Hondoratu

Mi sono distratto un attimo ed è passata una settimana! Rimedio subito con qualche articolo retrodatato su cosa è successo in questi giorni. Tantissime cose, a dire il vero.

La cosa più importante è che Rita è venuta a trovarmi (la vedete nella foto mentre ispeziona l’avanzamento dei lavori sulla trincadura http://acquastanca.eu/2019/02/10/trincadura/). Però nel frattempo c’è stato anche il carnevale, con parate e travestimenti annessi… con relativa menzione d’onore.

Oggi però è un giorno triste, perché sono finite le giornate con 20°C e ha ripreso a piovere. Nel pomeriggio ci è pure affondata una barca a causa della pioggia e del vento…

Lì al centro dove c’è una boa gialla si intravede la chiglia di Mesquer, che però dovrebbe essere sotto l’acqua, non sopra…
Pioggia: sì (anche se ha già smesso, il vento rimane)

Aquarium

Donostia è una bella città, ma non è che sia poi tanto grande. Di cose da fare al chiuso, quando il tempo non è dei migliori, non ce ne sono poi molte. Io e Rita abbiamo optato quindi per una visita all’aquario (http://aquariumss.com/).

Devo ammettere che le aspettative erano basse, ma che in fin dei conti è stato piacevole, se si escludono le centinaia di bambini che trottavano a briglia sciolta tra le sale. Chi ha seguito le nostre storie su Instagram sa che ci siamo divertiti parecchio.

Esemplare di storia di Instagram a titolo di esempio

C’è anche da dire che delle tre ore e mezza passate dentro, più di una l’abbiamo dedicata ai modelli di barche esposti all’inizio della visita. Si tratta principalmente di barche da pesca basche, ma non solo. Uno dei modelli è una chipironera (barca per andare a seppie) realizzata da Joseba, il modellista che lavora per Albaola e che ha curato il progetto del San Juan (famoso caso di modello in scala 1:1!).

Pioggia: no, ma la temperatura è scesa parecchio dai venti gradi di ieri. Dicciotto, dai.

Inauteriak

A quanto pare qui si fa festa sempre e ogni occasione è buona per travestirsi e fare casino. Potevano i nostri amici baschi tralasciare il carnevale? Giammai!

Per le strade della città hanno sfilato i vari carri in corteo, con tanto di compagnia danzante formata da gente di tutte le età, dai bambini piccolissimi ai vecchi che ti chiedevi come facessero a stare in piedi dopo ore di marcia danzante. Per non parlare delle cubiste sui carri, con il bastone poggia-mano o la catenina attorno alla vita per evitare che cadessero, un po’ stile sfilata del carnevale di Rio.

Il carro migliore, neanche a dirlo, era quello sull’Italia. Qui vi faccio vedere solo una parte del complesso, per lasciarvi immaginare il resto. Nelle foto qua sotto vedete dei ballerini vestiti da gondoleri con tanto di gondola in cartone con le bretelle oppure da colosseo con torre di pisa in testa, mentre mancano quelli vestiti da pasta e da pizza. I tecnici del suono sul furgone erano in gessato, ovviamente. Sul carro invece, oltre alle Vespe e alle borse di Gucci e a vari monumenti di città italiane (compresa la gondola-kayak che si vede in foto) c’erano tre personaggi, di cui due non siamo riusciti a riconoscere.

Il terzo, chiaro come il sole, era la Raffaellona nazionale, un bellissimo ballerino con tanto di parruccazza bionda alla Carrà.

E ovviamente le sue canzoni in spagnolo a palla.

Tantissima gente per strada travestita, con figli o meno al seguito. Giovani ma anche adulti, come a Venezia ormai non capita più tanto, purtroppo. C’è da dire che gli adolescenti-cloni erano quasi tutti vestiti o da “Casa di carta” (ok, è di quest’anno, è una serie spagnola ed è un travestimento semplice da fare: tuta rossa, mitra e maschera di Dalì) o con quelle tutone a forma di animale che erano una bella novità cinque anni fa ma ormai hanno tutti. Inoltre, per ragioni a me sconosciute, c’erano un sacco di cheerleader e giocatori di football/basket. Capisco di essere diventato vecchio per questa mia incapacità di comprensione.

Per concludere, una top-tre dei migliori costumi “spontanei”, non necessariamente in quest’ordine:

Ma il vincitore morale della giornata non poteva che essere lui
Pioggia: no.